THE DOORS: Strange Days

Esecutore: The Doors

Autore: The Doors

Numero dischi: 1

Barcode: 0753088401435

SACD Ibrido
Pop/Rock
2014
ASSACD74014
2014-04-05
39,00 €
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Col secondo album in studio i The Doors iniziano a porre saldamente le basi di un successo che negli anni a venire li porterà ai vertici della fama mondiale, come una delle band più discusse (nel bene e nel male) dell’intera storia del rock. Divenuti globalmente famosi più che altro per la presenza del carismatico singer Jim Morrison, i cinque californiani si contraddistinguono per un forte apporto nella loro musica della psichedelia, caratteristica principale e tra le più importanti del sound The Doors. All’epoca, le band che perseguivano il maggior successo erano perlopiù legate al movimento hippy, che sarebbe sfociato due anni più tardi in quello che ancora oggi è ricordato come il festival musicale per antonomasia, ovvero il festival di Woodstock, tre giorni di pace e musica. Dallo stile hippy i The Doors cercarono di distinguersi tramite l’uso di sonorità del tutto particolari ed originali e soprattutto testi a sfondo spirituale inerenti il sesso, le droghe e la morte, non di certo vicini a quanto professato dalla cultura degli anni sessanta. A Morrison va il merito di aver scritto delle liriche dalle significative venature poetiche, che diedero quel tocco in più alla fortuna del gruppo. Lo stile venutosi a creare si rivelò interessante fin dal primo istante e i risultati non tardarono ad arrivare: già The Doors, l’esordio sulle scene, raggiunse la seconda posizione nella classifica di Billboard, dietro solo a Sgt. Pepper's Lonely Hearts Club Band degli inglesi Beatles, mentre Strange Days gli fu di poco inferiore arrivando a posizionarsi comunque al terzo posto.

Sulla scia del primo importante passo compiuto nel disco d’esordio, Strange Days evidenzia temi come l’alienazione dell’individuo in una società a lui estranea, e quindi la sua conseguente solitudine e desolazione quotidiana. Ma questa tragicità, così ben espressa dal cantato di Morrison, rivela un fondo di tranquillità, di pace. E’ qui che emerge l’importanza di una sezione strumentale che supporti delle liriche tanto profonde e significative, quasi simboliche. La dolcezza con cui la chitarra di Robby Krieger si fa strada nei meandri della nostra mente, sorretta a sua volta da un basso perfettamente equilibrato ed armonizzante, è esemplare. Le ritmiche impongono una lettura il più delle volte in chiave blues, ma che non disdegna chiari influssi ora dal jazz e ora dal rock, sempre senza mai marcare troppo i toni. Lo stesso artwork è una chiara dimostrazione di cosa rappresenti quest’album: al centro di essa non vi è più il volto di Jim Morrison -da lui stesso odiato, in quanto metteva in secondo piano la proposta musicale della band-, bensì personaggi circensi in un contesto quotidiano, sul marciapiede di una strada di città, con l’unico riferimento al nome del gruppo posto sullo sfondo, tramite un cartellone pubblicitario appeso ad un muro sul quale era raffigurata la band. Questa scelta figurativa dava un tono ancor più surreale al disco, e rappresenta forse il principale apice artistico nella carriera dei The Doors.

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