CLIFFE & D'ENLARGER: Concerti per violino

La collana The Romantic Violin Concerto – gemella della straordinaria serie dedicata al pianoforte che ha consentito agli appassionati di scoprire un’infinità di gemme dimenticate – taglia il traguardo dei primi dieci volumi proponendo tre opere virtualmente sconosciute di due compositori che trascorsero gran parte della loro vita in Inghilterra. Si tratta di un disco davvero affascinante non solo perché ripropone lavori di grande bellezza, ma anche perché riporta sotto la luce dei riflettori un capitolo della storia della musica ancora troppo poco frequentato e consente di meditare sulla caducità della gloria, sempre pronta ad abbandonare gli uomini che aveva esaltato solo pochi anni prima. La carriera di compositore di Frederic Cliffe fu tanto luminosa quanto breve. Infatti, se la sua opera prima fu accolta con grandissimo entusiasmo e continuò a scrivere opere per interpreti di altissimo livello giunti al culmine della loro fama, l’astro di Cliffe scomparve con la stessa rapidità con cui si era manifestato e oggi al suo nome sono legate appena sei opere, tra cui il Concerto in re minore per violino e orchestra presentato in questo disco. Questo lavoro venne tenuto a battesimo da Tivadar Nachéz, un virtuoso di grande talento originario di Budapest, a cui Cliffe rese omaggio inserendo nel Finale parecchi spunti legati al patrimonio musicale ungherese. Il barone Frédéric d’Erlanger nacque a Parigi da padre tedesco e madre americana e durante la sua adolescenza si trasferì a Londra, dove in seguito avrebbe intrapreso con successo la professione di banchiere. Dopo aver ottenuto la cittadinanza inglese, d’Erlanger si dedicò alla valorizzazione dell’opera dei compositori contemporanei e assunse la carica di amministratore della London Philharmonic Orchestra. Il barone-banchiere si dedicò con passione anche alla composizione e, nonostante il catalogo delle sue opere sia piuttosto ridotto – le cronache dell’epoca parlano delle prime esecuzioni dei lavori di d’Erlanger che videro protagonisti alcuni dei solisti e delle orchestre più famose dell’epoca. I musicofili più attenti (e – ahimé – meno giovani) avranno probabilmente sentito parlare di d’Erlanger per via del suo balletto Les cent baisers, che venne messo in scena per la prima volta al Covent Garden nel 1935 e di cui esiste una pregevole edizione discografica realizzata dalla London Symphony Orchestra diretta da Antal Dorati. Protagonista assoluto di questo splendido disco è il celebre virtuoso Philippe Graffin, che chi conosce bene il catalogo della Hyperion ha avuto modo di apprezzare in diversi dischi, tra cui il fortunatissimo primo volume della serie The Romantic Violin Concerto dedicato ai tre concerti di Camille Saint-Saëns.

GIÀ DISPONIBILE:

THE ROMANTIC VIOLIN CONCERTO – VOLUME 1

CAMILLE SAINT-SAËNS

Philippe Graffin, violino

BBC Scottish Symphony Orchestra, Martyn Brabbins, direttore

CDA67074 (CD alto prezzo)

«La Hyperion ha trovato una carta vincente in Philippe Graffin, il cui stile esecutivo elegante e la cui intensità emotiva ricordano molto quelli del giovane Menuhin (con il quale condivide anche il suono) e la cui padronanza stilistica mi pare non temere alcun rivale, per lo meno tra i violinisti attualmente in attività» (Gramophone) «La sorpresa più bella riservata da questo disco è il Concerto n. 2, un’opera pervasa da una contagiosa energia giovanile. Grazie alle sonorità corpose e perfettamente intonate del suo violino, Philippe Graffin ce ne offre un’interpretazione ricca di temperamento, accompagnato con il giusto calore dalla BBC Scottish Symphony Orchestra diretta da un ottimo Martyn Brabbins» (The Guardian) «I concerti per violino e orchestra di Camille Saint-Saëns sono caratterizzati da una scrittura assolutamente impeccabile, da melodie molto gradevoli e da spunti violinistici spesso irresistibili. Philippe Graffin si conferma tra gli interpreti migliori di questo repertorio, collocandosi di diritto nella gloriosa tradizione franco-belga grazie a un suono dolcissimo e molto ben definito e a una invidiabile tecnica virtuosistica, che gli consente di affrontare con nonchalance i passaggi nel registro sopracuto che Saint-Saëns impone al solista. Nel complesso si tratta di un disco apprezzabile sotto tutti gli aspetti» (The Sunday Times). BBC MUSIC MAGAZINE CD OF THE MONTH