TENNSTEDT dirige Dvorak & Schubert

Esecutore: P.Zazofsky, vl; Berliner Philharmoniker

Autore: N/A

Numero dischi: 2

Barcode: 0749677144920

Testament
CD
2010
TES1449
2010-10-01
27,88 €
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I concerti in programma nellaprile del 1983 riservarono al pubblico berlinese due gradite sorprese, il giovane violinista Peter Zazofsky e la monumentale interpretazione di Tennstedt della Sinfonia n. 9 in do maggiore La Grande di Franz Schubert. Nato a Boston, Peter Zazofsky studiò con Dorothy Delay, Jaime Lardo e Ivan Galamian nellesclusivo Curtis Institute of Music. Dal 1974 iniziò a partecipare ai concorsi più importanti del mondo, vincendo riconoscimenti sempre più prestigiosi tra cui nel 1980 la medaglia dargento al Concorso Internazionale Regina Elisabetta di Bruxelles. Nel suo debutto berlinese Zazofsky dimostrò di possedere «le stimmate di un vero virtuoso e la capacità di imporre la sua visione interpretativa a qualsiasi opera» (Sybill Mahlke, Tagesspiel) Il critico del Berliner Morgenpost Wolfgang Schultze fece notare che il violinista americano «aveva eseguito la sua parte con un approccio forte e vigoroso, con una straordinaria purezza di intonazione, grande eleganza e meravigliosa sensibilità. In particolare Zazofsky è riuscito a esprimere in maniera molto convincente il carattere completamente diverso dei primi due movimenti, che si collegano luno allaltro senza soluzione di continuità, e del finale, con le sue continue citazioni al patrimonio popolare, sfoggiando da un lato una incontenibile vitalità e dimostrandosi dallaltro un interprete al servizio della musica che esegue e non un virtuoso interessato solo a mettere in evidenza la sua tecnica funambolica». Lapproccio con cui Tennstedt si accostò alla Sinfonia in do maggiore di Schubert suscitò invece reazioni contrastanti. In particolare la sua scelta dei tempi lasciò perplessi parecchi ascoltatori, in quanto nei brani dallincedere più tranquillo vale a dire lintroduzione del primo movimento e il secondo movimento che in genere vengono eseguito ponendo laccento sulla cantabilità e su un piglio misurato, Tennstedt adottò tempi decisamente più mossi e vivaci. Il critico del Berliner Morgenpost Wolfgang Schultze scrisse che il direttore aveva proposto al pubblico «un movimento dai tempi piuttosto spediti, caratterizzato da una grande energia e da un incontenibile slancio». Tuttavia da questo approccio era derivato «uno Schubert piuttosto agitato a volte addirittura grossolano con unaccentuazione troppo esasperata e una scarsa attenzione a sottolineare le sfumature più romantiche». Secondo quanto scritto da Sybill Mahlke sul Tagesspiegel, Tennstedt non aveva lintenzione di «far cantare» la partitura, quanto di cercare di interpretare ogni cosa e di trarre significati da ogni battuta. «Tennstedt si sforza in maniera febbrile ogni effetto possibile, di mettere in evidenza tutte le partí interne, senza permettere alle lunghe linee melodiche di dipanarsi adeguatamente né nellintroduzione lenta del primo movimento né negli spunti cantabili degli oboi, dei clarinetti e dei secondi violini nellAndante. Nel terzo movimento la ripresa del Trio è apparsa stranamente sottotono, al punto che ne è emerso uno Schubert manierato, poco convincente e privo di profondità spirituale». A distanza di quasi trentanni è davvero difficile capire e condividere questi giudizi, soprattutto dopo aver ascoltato questa registrazione piena di vigore, di intelligenza drammatica e di melodiosità. (dalle note di copertina di Helge Grünewald, 2010).

Tracklist

Antonín Dvorák (1841-1904)

Concerto in la minore per violino e orchestra op. 53

Franz Schubert (1797-1828)

Sinfonia n. 9 in do maggiore D.944 La Grande

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