JONGEN: Sinfonia Concertante - op.81

Dal momento che la storia della musica ricorda ben pochi concerti per organo e orchestra, nessuno può stupirsi del fatto che la Symphonie concertante op. 81 di Joseph Jongen sia riuscita a mantenere vivo il nome di questo compositore belga anche al di fuori dei confini della sua patria. Questo potrebbe però fare credere a qualcuno che Jongen rientri nella schiera fin troppo numerosa dei compositori passati alla storia grazie a una sola opera. Questa immagine non rispecchia la realtà e la CPO intende contribuire a ristabilire la verità in quello che di fatto è un giudizio troppo superficiale, se non del tutto sbagliato. Per chi non avesse mai sentito parlare di Jongen, cominciamo con il dire che il catalogo delle opere di questo compositore nato a Liegi nel 1873 è tutt’altro che limitato, contando oltre 400 numeri d’opus. Purtroppo, essendo sempre rimasta esclusa dal grande repertorio, l’imponente produzione di Jongen viene ancora oggi paragonata alle opere di altri compositori coevi più famosi. Sotto il profilo stilistico, all’inizio della sua carriera Jongen venne influenzato in maniera evidente dalla Schola Cantorum di Parigi, per poi volgere la sua attenzione sull’impressionismo e infine dare vita a un idioma estremamente originale. Le tre opere presentate in questo nuovo disco si concentrano sull’organo, sull’orchestra e sul rapporto tra di essi. Jongen è stato paragonato in molte occasioni al suo compatriota César Franck, la cui produzione orchestrale che conosciamo oggi non sarebbe nemmeno concepibile senza gli organi che Aristide Cavaillé-Coll iniziò a costruire in Francia – e soprattutto a Parigi – intorno al 1850. Questi grandi strumenti possiedono non solo un suono molto imponente, ma anche registri individuali molto caratteristici, in grado di esprimere in maniera molto efficace la trasparenza sonora. Non senza ragione titolare delle cattedre di armonia e di contrappunto, Jongen seppe fondere efficacemente nelle sue opere questi due elementi, che rappresentano sotto molti aspetti l’essenza stessa della modernità e della tradizione. La Sonata eroica che chiude il programma di questo disco è considerata da molti studiosi l’opera per organo solo più emblematica di Jongen. Questo lavoro è talmente incisivo e ricco di spunti da riuscire a restituire al Re degli Strumenti il posto prestigioso che gli compete nelle sale da concerto anche senza l’ausilio dell’orchestra.