BEETHOVEN: Integrale delle Sinfonie - Edizione Limitata a 1.000 copie

Esecutore: Polish Chamber Philharmonic Orchestra, Rajski

Autore: Beethoven

Numero dischi: 9

Barcode: 4009850097419

Tacet
LP
2022
SC-TAC974
2022-11-01
299,00 €
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Dite la verità: quando si tratta di ascoltare una sinfonia di Beethoven, avete qualche preferenza (o pregiudizio) sulla nazionalità di un’orchestra o di un direttore? Tra tutti i compositori della storia della musica Beethoven seppe elaborare uno stile così universale da rendere questa questione del tutto priva di senso. Eppure, anche chi crede di essere abbastanza largo di vedute potrebbe non ritenere come prima scelta un’orchestra o un direttore provenienti dalla Polonia. Credetemi, in questo non c’è nulla da vergognarsi, perché tra queste persone rientra (o – meglio – rientrava) anche il sottoscritto.

Bene, allora vi annuncio che è ufficialmente arrivato il momento di rivalutare gli artisti polacchi per l’esecuzione dei capolavori del Titano di Bonn. Nel 1982 il direttore Wojciech Rajski costituì una piccola orchestra d’archi composta da una ventina di giovani musicisti del suo paese, che scelse uno per uno con grandissima cura. Questa formazione venne chiamata Polnische Kammerphilharmonie (PKP) e due anni più tardi si trasformò in una vera orchestra, una decisione che venne presa a seguito del ruolo sempre più importante che aveva saputo conquistare nel panorama musicale tedesco. La cosa più curiosa – comunque – è che anche in una civiltà basata sull’informazione ho faticato molto per trovare qualche notizia online della PKP.

La biografia di Wojciech Rajski è stata addirittura più difficile da trovare, al punto che l’unica fonte di informazioni che sono riuscito a reperire è stato il curriculum pubblicato nelle note di copertina di questo disco della Tacet. Nato nel 1948 a Varsavia, Rajski si è diplomato con lode all’Accademia di Musica di Varsavia, proseguendo i suoi studi a Vienna e a Colonia, ottenendo in seguito il posto di direttore principale dell’orchestra della Beethovenhalle di Bonn e insegnando dal 1998 direzione d’orchestra all’Accademia di Musica di Francoforte.

Curiosamente, la prima volta che mi sono imbattuto in Rajski e nella sua orchestra da camera risale a quasi vent’anni fa, quando per giunta non eseguirono opere di compositori tedeschi. Si trattava del disco da loro realizzato nel 1991 per la Marco Polo con opere inedite per pianoforte e orchestra di tre compositori originari di Taiwan (!), che vedeva solista uno dei miei pianisti preferiti, Chai-Hsio Tsai. Concepite in uno stile occidentale con qualche accento cinese, le opere in programma erano brillanti ed eseguite in maniera veramente egregia. Da questo primo ascolto, ero pronto a scommettere che Rajski e la PKP si erano esibiti più volte in Cina e in Giappone, oltre che in alcuni dei festival più importanti del mondo in altre parti del pianeta. Inoltre, l’orchestra aveva tenuto parecchi concerti con solisti di primissimo piano come Mstislav Rostropovich, David Oistrakh, Leonid Kogan, Henryk Szeryng, Augustin Dumay, Claudio Arrau, Kristian Zimerman, Christoph Eschenbach e Wolfgang e Sabine Meyer, registrando oltre 30 dischi per etichette come la Claves, Le Chant du Monde, la EMI, la Thorofon, la CPO, la Midas e la Wifon.

Oltre ai dischi dedicati ad autori molto conosciuti come Corelli, Mozart, Chopin, Copland e Bacewitz, Rajski e la PKP avevano inciso anche opere assai meno note, tra le quali spicca l’integrale dei lavori per violino e orchestra del “Paganini polacco” Karol Lipinski, pubblicata dalla tedesca CPO.

Di tutta prima, non riuscivo a togliermi dalla testa la domanda di cosa un direttore polacco dai gusti musicali così eclettici avrebbe potuto fare in un campo così battuto come quello delle sinfonie di Beethoven. Dopo avere ascoltato con attenzione la Pastorale dall’integrale quasi compiuta che Rajski stava realizzando per la Tacet (in quel periodo doveva ancora affrontare la Nona Sinfonia), che era stata accolta con recensioni entusiastiche dalla stampa specializzata di tutto il mondo, ho però dovuto condividere il giudizio dei critici e dare a quel disco non una ma due lodi più che convinte, la prima per l’elettrizzante interpretazione di questo capolavoro fin troppo conosciuto e la seconda per la straordinaria qualità sonora. Che possa sembrare o meno ovvio, i cinque movimenti di questa sinfonia (accompagnati da sottotitoli descrittivi e addirittura con l’imitazione dei versi degli uccelli) possono sembrare quasi affreschi sonori, che ritraggono la natura nella maniera più fantasiosa possibile.

Rajski vola sulle ali della sua fantasia, portando l’ascoltatore a vertiginose altezze emozionali. I suoi stacchi di tempo sono sempre in sintonia con l’impulso atteso dal pubblico, cogliendo con grande immediatezza il paesaggio e le atmosfere pastorali. Che sia appena arrivato nell’ambiente agreste o stia rilassandosi sulla sponda di un torrente, Rajski riesce sempre a fare battere delicatamente il cuore degli ascoltatori e il flusso dei pensieri si snoda in meandri molto affascinanti. Nella restituzione dell’immagine orchestrale si percepisce una eterea leggerezza, che va direttamente al cuore. In fondo, tutti sanno benissimo che cosa viene dopo: la danza agreste, il temporale e il canto di ringraziamento dei contadini. Chi invece cercasse qualche contrasto drammatico più accentuato, ascoltando la lettura di Rajski rimarrà deluso, in quanto il direttore polacco mantiene sempre la stessa morbida consistenza e la medesima sensibilità. In particolare, la danza paesana presenta un incedere veramente rustico e dai toni quanto mai immediati, con una trasparenza e una spontaneità che vi faranno desiderare di vivere le gioie semplici della gente di campagna. Questa magnifica trasparenza si fa apprezzare anche sotto un altro aspetto, ossia quello più caro agli audiofili. Per fare solo un esempio, il temporale viene reso con una tale trasparenza, da apparire quasi tridimensionale, mentre il canto di ringraziamento conclusivo è intriso di un sincero candore. Per tutta la durata dell’interpretazione di Rajski, non ho mai notato spunti drammatici o momenti problematici, ma solo una rigogliosa natura e una vita vera e palpitante.

La registrazione rigorosamente valvolare della Tacet esalta la naturalezza dei timbri di ogni strumento e conferisce un meraviglioso calore alle sonorità orchestrali, che possono essere ottimizzate e rese con la massima fedeltà possibile con una catena interamente valvolare, dai microfoni, all’impianto di registrazione e al mixer. Questa registrazione del 2008 rappresenta un ulteriore capolavoro per quanto riguarda il passaggio dai dischi AAA a quelli digitali (David Kan).

Polish Chamber Philharmonic Orchestra, Wojciech Rajski, direttore

Ludwig van Beethoven (1770-1827)

Sinfonia n. 1 in do maggiore op. 21

Sinfonia n. 2 in re maggiore op. 36

Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica”

Sinfonia n. 4 in si bemolle maggiore op. 60

Sinfonia n. 5 in do minore op. 67

Sinfonia n. 6 in fa maggiore op. 68 “Pastorale”

Sinfonia n. 7 in la maggiore op. 92

Sinfonia n. 8 in fa maggiore op. 93

Sinfonia n. 9 in re minore op. 125 “Corale”

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