LEHAR: Wo die Lerche singt

«Caro e stimatissimo Maestro! Ho avuto la possibilità di vedere la sua deliziosa nuova operetta Wo die Lerche singt e posso solo dire: bravo Maestro! Una musica di meravigliosa freschezza, geniale e piena di vigore giovanile». Queste frasi sono tratte da una lettera scritta nel 1919 da Giacomo Puccini a Franz Lehár, compositore che aveva conosciuto sei mesi prima. Questa operetta narra la storia di una giovane ragazza di campagna (l’“Allodola” Margit, cui fa riferimento il titolo) che posa come modella per un pittore, si innamora di lui, lascia il suo fidanzato e segue il pittore in città, dove incontra la sua vera donna, un’azzimata vipera da salotto, che le fa rapidamente capire che si vive molto meglio in campagna. La prima entrata della protagonista Margit costituisce una vera eccezione, in quanto si sente la sua voce prima che faccia il suo ingresso in scena, con un magnifico passaggio di coloratura a cappella, che non solo rivela il suo carattere di figlia della natura, ma costituisce anche «uno dei più grandi ruoli cantati mai scritti da un compositore di operette», come scrisse all’epoca della prima rappresentazione il celebre critico viennese Ludwig Karpath. Il grandioso finale del primo atto, con il coro dei covoni di grano, è considerato tra i brani più appassionanti mai scritti da Lehár. Questa splendida produzione è stata realizzata nel 2013, in occasione dell’incantevole allestimento andato in scena a Bad Ischl, che rappresenta un’altra pietra miliare della ormai lunga e proficua collaborazione tra la CPO e il Festival Lehár e il suo direttore artistico Michael Lakner.