

Esecutore: R.Gini,M.Martinoli, W.Kuijken
Autore: Jenkins
Numero dischi: 1
Barcode: 8711801019123
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La recente riscoperta del repertorio per viola da gamba italiano ha dimostrato in maniera molto convincente l’eredità che i grandi virtuosi di viola bastarda hanno lasciato dietro di loro ed esportato negli altri paesi europei nel corso del XVII secolo. In particolare, in questo secolo la pratica di improvvisare passaggi musicali su un brano polifonico (sia esso un madrigale o un mottetto) conobbe una grande fortuna in Inghilterra, concentrandosi però su nuove arie che non esistevano necessariamente in intavolature, come invece succedeva nel caso delle opere scritte per la viola bastarda. Le opere degli autori inglesi vennero così ridotte a una semplice linea di basso (ground bass), sulla quale i musicisti ricreavano alla tastiera una composizione per diverse voci. In questi nuovi lavori i violisti improvvisavano i loro passaggi, che erano essenzialmente una semplice elaborazione della pratica italiana dei decenni precedenti. Nel corso della lunga vita di John Jenkins i drammatici fatti politici che scossero dalle fondamenta la società inglese e il mutare delle mode fecero sì che il glorioso repertorio per consort di viole da gamba cedesse progressivamente il posto allo stile allora innovativo della trio sonata italiana. Da questa evoluzione stilistica ebbero con ogni probabilità origine le due sonate presentate in questo disco, nelle quali è possibile ravvisare in maniera evidente qualche eco del gusto e del modello strumentale italiano, grazie al quale la triosonata per due violini raggiunse un livello di perfezione formale ed estetica che le consentì di influenzare il panorama musicale di tutti i paesi europei. Il dialogo tra i due strumenti solisti e la prassi di utilizzare frequentemente passaggi accordali e a doppie corde tipica della viola da gamba ricorda in maniera molto chiara le opere per violino di Salomone Rossi, Biagio Marini e Carlo Farina. Oltre alla viola da gamba, Jenkins si dedicò infatti con grande impegno anche al violino, al quale dedicò un gran numero di lavori. In queste due sonate è possibile riconoscere tutte le regole dell’eloquenza dell’epoca, che consentivano di costruire un discorso ineccepibile sotto l’aspetto formale, al punto da essere oggi considerati perfetti esempi di retorica musicale.