GOLDMARK:Sinfonia op.26 - Overture op.38

Karl Goldmark fa parte di quella nutrita schiera di compositori la cui fama andò rapidamente scemando subito dopo la loro scomparsa. Eppure, Goldmark ebbe una carriera lunga e luminosa, che da figlio in un primo tempo privo di istruzione scolastica di un poverissimo cantore ebraico residente in un villaggio rurale dell’Ungheria lo vide diventare uno stimato compositore e uno dei professori di punta del Conservatorio di Vienna. Purtroppo, questo compositore ungherese continua ancora oggi a essere conosciuto dal grande pubblico quasi esclusivamente per il suo bellissimo concerto per violino e orchestra e l’opera La regina di Saba (di prossima uscita nel catalogo della CPO). Nel corso della sua carriera Goldmark venne apprezzato soprattutto per il suo altissimo magistero strumentale, il suo raffinato utilizzo dei motivi tratti dalla tradizione popolare e la sua spiccata vena melodica. Per molto tempo l’opera orchestrale più famosa di Goldmark fu la Hochzeitsymphonie (Sinfonia nuziale), che in occasione della sua prima esecuzione venne accolta in maniera veramente trionfale. Il suo amico Johannes Brahms si spinse al punto di affermare che quest’opera – assolutamente perfetta sotto il profilo formale e di gradevolissimo ascolto – era venuta al mondo come Minerva era nata dalla testa di Giove. Sia Sir Thomas Beecham sia Leonard Bernstein dimostrarono più volte di amare molto quest’opera pervasa da un grandissimo vigore e nel corso delle loro carriere la diressero parecchie volte. Anche l’ouverture al Prometeo incatenato di Eschilo ottenne un successo travolgente. Per fare solo un esempio dell’entusiasmo che suscitò questo lavoro, basta citare uno stralcio dell’articolo che il celebre critico Eduard Hanslick scrisse sulla rivista Neue Freie Presse: «Questa ouverture – una delle più brillanti e mature scritte fino a oggi da Goldmark – riesce a conquistare l’attenzione di chi ascolta non solo grazie al suo ardente vigore espressivo, ma anche con i suoi contenuti musicali e la sua struttura chiaramente definita. Ascoltandola, ci si rende subito conto che in essa accade qualcosa di realmente musicale, che non si limita a una malintesa imitazione drammatica. L’ouverture si apre con la calma solenne del mare nell’Adagio in do minore, per assumere poco per volta movenze sempre più veementi, che alla fine sfociano in un Allegro, anch’esso in do minore».