Concerti Austriaci per clavicembalo

I primi concerti per tastiera

I termini che vengono generalmente usati per definire l’epoca in cui furono composte le opere presentate in questo disco di sorprendente bellezza continuano a essere oggetto di vivaci discussioni. Questi concerti videro infatti la luce negli anni che precedettero immediatamente l’avvento del Classicismo viennese, un fatto che secondo alcuni giustificherebbe la scelta di considerarli appartenenti al Preclassicismo. Altri studiosi preferiscono invece considerarli come il frutto maturo del Primo Classicismo. Per cercare di dirimere questa disputa, il musicologo austriaco Rudolf Flotzinger coniò una nuova definizione per descrivere questa fase della storia della musica, battezzandola «l’epoca tra le epoche», per indicare il fatto che non rientra più nei collaudati canoni del Barocco, ma allo stesso tempo è ancora estranea agli stilemi dell’estetica del Classicismo. In questo periodo, coincidente con la metà del XVIII secolo e il regno dell’imperatrice Maria Teresa, iniziarono a svilupparsi i generi strumentali e cameristici che continuano a dominare i programmi della sale da concerto dei giorni nostri, primo tra tutti il concerto per strumento a tastiera, che vide protagonista in uguale misura l’organo e il clavicembalo, prima dell’affermazione del fortepiano e quindi del pianoforte. In quel periodo la designazione “tastiera” si riferiva generalmente solo a uno strumento dotato di claves (tasti). Un manoscritto custodito nella Biblioteca degli Studi della città slovena di Ptuj (Pettau) ha tramandato i concerti per tastiera presentati in questo disco nell’autorevole interpretazione del clavicembalista Michael Hell e dall’ensemble di strumenti originali Neue Hofkapelle Graz diretto da lui e dal primo violino Lucia Froihofer. Per questa registrazione sono stati utilizzati due strumenti di particolare pregio, vale a dire il clavicembalo costruito dal cembalaro viennese Johann Leydecker nel 1755 e la sua copia fedele realizzata nel 2017 da Martin Pühringer. Questi strumenti consentono agli ascoltatori di scoprire le sonorità che costituiscono la base di questo repertorio, con uno strumento originale tenuto con estrema cura e una sua copia fedele fin nei minimi dettagli ai clavicembali antichi sotto l’aspetto tonale, perché – in fin dei conti – anche all’epoca in cui vennero scritte queste opere venivano utilizzati strumenti nuovi. I manoscritti di Ptuj dimostrano in maniera evidente quanto sia fragile e incompleta la nostra conoscenza della pratica esecutiva che era in auge nell’“epoca tra le epoche”. I manoscritti giunti fino ai giorni nostri – soprattutto quelli che contengono tutti i concerti sopravvissuti di Georg Christoph Wagenseil – costituiscono un’importantissima testimonianza di quanto fossero ampie le risorse esecutive, gli stili compositivi e la diffusione dei concerti per strumenti a tastiera. La nostra conoscenza di questo periodo sarebbe di gran lunga diversa se questi manoscritti fossero stati bruciati nei forni per piastrelle!