BOHM - J.S.& J.C.BACH: Cantate

Esecutore: Clematis e solisti

Autore: Bohm-j.s.& J.c.bach

Numero dischi: 1

Barcode: 5400439003231

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CD
Classica Vocale
2012
RIC323
2012-09-01
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Questo disco di straordinaria suggestione consente di immergersi nella vita musicale di Eisenach verso la fine degli anni Settanta del XVII secolo. Ogni domenica pomeriggio, dopo aver suonato l’organo alle funzioni che si tenevano nelle chiese in cui prestavano servizio, i cugini Johann Ambrosius Bach e Johann Christoph Bach avevano l’abitudine di incontrarsi in una Bierstube, per bere un boccale di birra e fumare le loro pipe di schiuma di mare. Un momento di relax, con chiacchiere, risate e un discorso più serio sull’ormai imminente matrimonio di Johann Christoph. Ovviamente la cerimonia nuziale doveva essere celebrata con musica appropriata, con almeno una cantata per la liturgia. La cantata che era stata eseguita nel corso della celebrazione di quella domenica mattina era basata su un testo tratto dal Cantico dei Cantici di Salomone – ovviamente non era quella di Georg Böhm, che allora era poco più di un ragazzo, essendo nato nel 1661. Gli accenti sensuali e a volte addirittura erotici del testo finiscono per divertire e conquistare i due cugini, che – dopo diversi boccali di birra e generose pipate di tabacco – iniziano a maturare l’idea per una cantata profana da fare eseguire dopo la cerimonia nuziale. Johann Christoph avrebbe composto la musica, mentre Johann Ambrosius si sarebbe preoccupato di mettere insieme il testo e di fornire le istruzioni per la sua esecuzione. Anche non ci è pervenuta alcuna testimonianza circa le modalità di esecuzione di questa cantata, la sua partitura ci è pervenuta integra, con una serie di dubbi e di perplessità. La sublime ciaccone con cui la fidanzata proclama il suo amore e la linea del violino (come richiesto da Johann Ambrosius) esprime i suoi sogni e i suoi desideri con toni forti e sensuali costituisce di fatto una scena d’amore, con la sua raffigurazione della passione e il suo insieme di tenerezza e di impazienza. Le altre due sezioni sono caratterizzate da un incedere assai più teatrale, con un’introduzione in forma di dialogo che descrive gli incontri furtivi dei due amanti e un finale che invita in maniera molto esplicita l’ascoltatore a prendere parte alla gioia generale e a condividere i piatti e le bevande che verranno servite. Tuttavia come è possibile esprimere almeno in parte l’atmosfera festosa di questa celebrazione? È difficile immaginare un’esecuzione basata esclusivamente su questo lavoro. Per risolvere questo problema, i musicisti dell’ensemble Clematis hanno deciso di cogliere l’opportunità di immergersi nello spirito della festa: verso la metà del pranzo di nozze ripongono i loro strumenti, uniscono i tavoli gli uni agli altri, dividono gli spartiti che erano stati messi ovunque ci fosse posto – sul bordo di un tavolo, sulle sedie – e la festa inizia tra piatti e bicchieri. Come avviene sempre in queste occasioni, il vino scorre a fiumi e i tempi della musica diventano sempre più veloci… Il tripudio generale viene ovviamente accompagnato da incessanti ringraziamenti a Dio per il dono della vita. Johann Sebastian Bach sentì sicuramente parlare di queste feste e delle cantate celebrative (di cui conosceva senza dubbio le partiture) fin dagli anni della sua fanciullezza. Con ogni probabilità, questo spirito lo spinse a scrivere – Dio solo sa per quale occasione – l’incredibile Quodlibet che sembra così lontano dallo spirito e dallo stile di tutte le sue opere più conosciute. In ogni caso, se si esamina con la dovuta attenzione le cantate profane di Bach (e anche qualcuna di quelle sacre) non si fa fatica a rendersi conto che l’austero Cantor lipsiense doveva avere una spiccata propensione per i toni teatrali e un notevole senso dell’umorismo. Addirittura, alcuni passaggi della sua autobiografia dimostrano che Bach non era un uomo da rifiutare un buon bicchiere di vino, un fatto che può farlo sentire più vicino a noi, poveri esseri umani.

 

L’ensemble Clematis su Ricercar:
 
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Tracklist

Georg Böhm (1661-1733)
Mein Freund ist mein
Johann Christoph Bach (1642-1703)
Mein Freundin, du bist schön
Johann Sebastian Bach (1685-1750)
Quodlibet BWV 524; Der Herr denket an uns BWV 196

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