KUHLAU: Fantasie e divertimenti x flauto

Nel XIX secolo regnava incontrastata la forma classica, particolarmente rappresentata da sonate con il pianoforte dominante e con accompagnamento obbligato per un flauto; movimenti di variazioni e romanze guadagneranno importanza all’interno dei cicli delle sonate. Le opere di Friedrich Kuhlau incise in questo disco escono da questo schema e il pianoforte dominante è qui relegato al solo accompagnamento, per di più indicato ad libitum (come nel caso dei Sei Divertimenti op. 68, qui incisi come in pochi casi in discografia per flauto solo), quasi esso non fosse più necessario a completamento di un’opera che già vive di luce propria e autonoma. Kuhlau è generalmente ricordato per le sue musiche per pianoforte, in particolare per il loro valore pedagogico. Le sue Sonate e Sonatine non sono difficili e costituiscono un’ottima palestra musicale per i lavori più impegnativi di Beethoven, di cui il nostro era interprete. Eppure le sue opere per flauto sono di alta qualità e scrittura raffinata, a dimostrazione di una profonda comprensione della gamma espressiva dello strumento. Kuhlau compose le sue Fantasieop. 38 nel 1820 durante un soggiorno a Vienna, e queste furono pubblicate l’anno successivo da Peters a Lipsia come TroisFantaisies pour une Flüte composte da Friedrich Kuhlau. A differenza di altre coeve composizioni per flauto con previsto pianoforte ad libitum (per esempio l’op. 95), le tre Fantasie op. 38 appaiono in luce nella forma puramente solistica e includono tutte le possibilità virtuosistiche ed espressive del flauto. Il salto di qualità stilistica si misura a questo punto della nostra analisi storiografica. Nell’età barocca abbiamo esempi eclatanti come le sonate per flauto solo di Johann Sebastian  Bach e di suo figlio Carl Philipp Emanuel,  ma nei tempi del periodo romantico Kuhlau segna un solco deciso verso uno stile di solismo senza quell’accompagnamento pianistico o di altro strumento che poi fu ampliato in pagine più o meno famose del XX secolo (ma anche della fine del XIX secolo) o in composizioni anche molto importanti spesso dedicate, del periodo contemporaneo. Naturalmente nell’immane catalogo lasciatoci dall’autore (Kuhlau arrivò a scrivere pezzi anche per quattro flauti soli) la scelta di brani significativi, quali quelli posti in luce in questo disco, tende a voler suggellare una volta di più l’interesse che questo stile possa catturare nell’ascolto della voce del flauto, voce all’apparenza solitaria ma che viene completata da se stessa nel suo cosmo di percezioni narranti, che ci appagano l’orecchio e il cuore.