PLEYEL: Quartetti Prussiani(Ben 334 - 336)

Dopo il grandissimo successo ottenuto con il loro disco d’esordio dedicato ai Quartetti Prussiani n. 7, 8 e 9 di Ignaz Pleyel, i quattro bravissimi componenti del Pleyel Quartett Köln propongono altri tre lavori (per la precisione i quartetti n. 4, 5 e 6) tratti dalla stessa raccolta dell’ancora troppo sottovalutato compositore austriaco. Il critico che ha recensito questo disco per il sito klassik-heute.com ha assegnato 10/10 di valutazione artistica e nella recensione ha commentato l’elegante esecuzione della formazione tedesca in questi termini: «L’aspetto più apprezzabile che ho notato dall’ascolto di questo disco è costituito dalla capacità del Pleyel Quartett Köln di far emergere il grande talento del compositore da cui ha tratto il proprio nome […] La scrittura drammatica ricca di sfumature e tecnicamente molto impegnativa tipica di Pleyel viene fatta risaltare così tanto dal “suo” quartetto che non si corre il rischio di perdere nemmeno il più piccolo spunto melodico di queste piacevolissime opere». I tre quartetti presentati in questo disco dimostrano la straordinaria capacità con cui Pleyel sapeva utilizzare gli stilemi dell’epoca per conferire alle sue opere una raffinata eleganza e la scelta di eliminare il minuetto – retaggio del mondo cortigiano dell’ancien régime – costituisce da un lato la prova della sua piena emancipazione dallo stile del suo maestro Haydn e dall’altro il desiderio di non soggiacere ai gusti antiquati del dedicatario di questa raccolta, Federico Guglielmo II. Lo stile al tempo stesso gradevole e di alto livello artistico di Pleyel, la sua spiccata propensione drammatica e i passaggi tecnicamente molto impegnativi che vedono protagonisti a turno tutti e quattro gli strumenti garantirono a questa raccolta di quartetti un posto di primissimo piano nel panorama musicale cosmopolita della Londra degli ultimi quindici anni del XVIII secolo. Le cronache dell’epoca dimostrano che in questo lasso di tempo i quartetti furono eseguiti nella capitale londinese ben 99 volte, contro le sole 39 esecuzioni dei ben più noti capolavori haydniani. Ascoltando questo splendido disco ci si rende conto di quanta ragione avesse Luigi Boccherini quando disse che alla fine del XVIII secolo nel genere del quartetto si erano affermate tre scuole principali, che facevano rispettivamente capo a lui (ovviamente), a Haydn e a Pleyel.