VON REZNICEK:Opere x violino e orchestra

Vero e proprio camaleonte musicale, Emil Nikolaus Reznicek è considerato da molti studiosi il compositore del Tardo Romanticismo tedesco dallo stile più variegato e senza dubbio quello più difficile da etichettare. Prima che l’etichetta tedesca CPO inaugurasse qualche anno fa la sua monumentale edizione discografica delle opere principali di Reznicek, il nome di questo compositore era conosciuto dagli appassionati della grande musica quasi esclusivamente per essere l’autore della celebre ouverture dell’opera Donna Diana. Nel frattempo, le cose sono cambiate profondamente e grazie ai numerosi dischi di opere di Reznicek pubblicati dalla CPO gli appassionati del repertorio meno conosciuto hanno avuto la possibilità di apprezzare tutte le bravate – un termine che va inteso nel senso più serio possibile, si noti bene – messe in atto da questo vero e proprio maestro della metamorfosi. Lo stesso discorso vale per quest’ultimo disco. Per rendersene conto, basta ascoltare l’ouverture Goldpirol: «con la sua scrittura leggera e brillante, questo brano esprime nel modo migliore possibile l’atmosfera piacevolmente rilassata del lago Tegernsee e – in un’accezione più ampia – può essere visto come il “gioco di un satiro” che va a braccetto con la precedente Ouverture Tragica. Il tema dell’ouverture Goldpirol (oriolo oro, un uccello canoro) evoca con straordinaria immediatezza l’immagine di un uccello che vola tra i boschi delle pendici delle Alpi. In ogni caso, questo motivo può fare pensare anche allo stesso Reznicek, che era anche un amante appassionato della natura e che trascorreva spesso e volentieri il suo tempo libero a immergersi nei boschi. Inoltre, si potrebbe essere anche portati a pensare che il compositore amasse fermarsi alla Birreria Tegernsee, dove si esibiva regolarmente una formazione di strumenti a fiato, che appare in maniera molto chiara nella parte centrale di questo brano, gettando una luce affettuosamente ironica sull’aggettivo “idilliaca” che accompagna il termine ouverture. Sotto questo aspetto, si potrebbe intravedere in quest’opera anche un ironico commento della raffigurazione della natura che Mahler delineò nelle sue sinfonie» (Michael Wittmann).