KAUN: Opere orchestrali

Esecutore: Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin (RSB), Jonathan Stockhammer, direttore

Autore: Kaun

Numero dischi: 1

Barcode: 07612035557226

Cpo
CD
2023
CPO555572
2023-09-01
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Un illuminante excursus nella produzione sinfonica di Hugo Kaun, da Im Urwald (1901) alla Terza Sinfonia (1931)

Apprezzato compositore, direttore d’orchestra e didatta tedesco, Hugo Kaun è considerato uno degli esponenti più moderni del Tardo Romanticismo e le sue opere godettero di una vasta fama non solo in Germania ma anche – e soprattutto – negli Stati Uniti. A Chicago Kaun studiò con il noto teorico tedesco-americano Bernhard Ziehn, dal quale prese lezioni anche Wilhelm Middelschulte. In seguito, come Middelschulte, Kaun ottenne una cattedra al conservatorio di Chicago. Fino al 1901, Kaun svolse una intensa attività come docente, direttore d’orchestra e compositore nella città di Milwaukee, nel Wisconsin, e in diversi altri centri degli Stati Uniti e fu tra i fondatori e il direttore d’orchestra del Milwaukee Liederkranz, nonché il direttore artistico dei festival del Northwest Sängerbund. A partire dal 1920, lo stile compositivo di Kaun cambiò radicalmente, al punto che le opere della sua maturità rivelano uno stile e sonorità che fondono in maniera molto originale l’espressività wagneriana con elementi dell’impressionismo. Purtroppo, l’autobiografia di Hugo Kaun, pubblicata nel 1932 (anno della sua scomparsa) contengono solo pochi cenni delle sue interessantissime cronache di viaggio, che servirono come fonte di ispirazione per i suoi due poemi sinfonici In the Jungle. Inoltre, Kaun nutrì sempre pochissimo interesse per i nativi americani, ai quali antepose il panorama musicale della sua patria di adozione Milwaukee (considerata da molti la città più tedesca degli Stati Uniti, a causa degli innumerevoli emigranti giunti dalla Germania dopo la rivoluzione del marzo del 1848) e delle vicine regioni affacciate sul Lago Michigan, compresa Chicago, la città che in quel periodo ospitava una intensa attività musicale. Oltre alle leggende abbellite sulla sua nascita soprannaturale come “Figlio del Vento dell’Ovest” e sulle sue scoperte sulla coltivazione del grano e sul linguaggio scritto, l’attenzione si concentra sulla rappresentazione del suo grande amore per Minehaha, che Hiawatha non riesce a salvare durante una grande carestia. Primo dei due poemi sinfonici che compongono Im Urwald, Minnehaha si apre nella stessa maniera del Largo di Antonín Dvorák, ossia con una melodia affidata al corno inglese, una frase musicale piuttosto breve, che viene immediatamente ripetuta in duetto con le viole. In tutto questo non si ravvisa alcuna vera personalizzazione solistica, ma piuttosto una progressione dal sapore wagneriano che finisce per coinvolgere gradualmente tutta l’orchestra, nella quale fa la sua comparsa un nuovo controtema in stile di corale che ricorda il Tannhäuser, che a sua volta si sviluppa in continui cromatismi e glissandi di archi evocando il Preludio di Tristano e Isotta, forgiando in questo modo un linguaggio musicale permeato da una evocativa atmosfera epica, dalla quale si può ravvisare gli stretti legami che uniscono gli antichi miti europei a quelli indiani. L’annotazione in partitura di un repentino aumento di “eccitazione” (nella prima sezione, dopo circa tre minuti), che presagisce già una evidente componente di “sofferenza” che si aggiunge a una sottile nota di malinconia, rivela in maniera molto chiara l’analogia con il Tristano e Isotta wagneriano. La sezione successiva è caratterizzata dalle “scintillanti sonorità” e dalle linee melodiche ascendenti degli archi e delle arpe, una struttura motivica che esprime con meravigliosa immediatezza un fresco ambiente naturale. In effetti, come si può già notare fin dalle prime battute, una delle principali fonti di ispirazione di questo brano sono senza dubbio il lago e l’ambiente della foresta della sua patria di adozioni, che nella sua autobiografia Kaun esaltò più volte come particolarmente idilliaci. In questo è stato possibile individuare anche un elemento autobiografico, perché nel 1890 Kaun estese i viaggi che compiva per ragioni professionali fino a Minneapolis, in quanto – essendo direttore del celebre Milwaukee Liederkranz – nel 1891 Kaun era anche responsabile dell’organizzazione del Singers’ Festival della Northwest Singers’ Federation, che comprendeva ben cinque stati e che quell’anno si sarebbe tenuto proprio a Minneapolis. In qualità di direttore scelto del festival, Kaun era tenuto a monitorare tutte le principali società corali di quella zona. Mentre si trovava a Minneapolis, Kaun colse anche l’occasione di visitare le poco lontane Minnehaha Falls, che – a quanto scrisse nella sua autobiografia – furono una delle principali fonti di ispirazione per In the Jungle. Il compositore fece aggiungere al frontespizio dell’edizione a stampa l’annotazione «Questi du grani sinfonici per grande orchestra sono stati composti nei bosch del Wisconsin settentrionale». Va comunque detto che nel caso di Minnehaha Kaun fece un esplicito riferimento al ventesimo canto del poema The Famine, interpretando la melodia iniziale come un lamento nel «gelido e spietato inverno», fino al momento in cui Minnehaha cade a terra esausta. Per Kaun il modo in cui mette in musica questa eccitazione non presenta alcuna connotazione erotica, ma – anzi – rappresenta gli sforzi compiuti da Hiawatha per salvare la sua preda, ricordando allo stesso tempo gli anni felici vissuti con sua moglie. Invece, nell’opera di Kaun l’approccio narrativo ha sempre la precedenza rispetto a ogni aspetto formale. Nel secondo brano Hiawatha, i corni si manifestano con una melodia simile a un invito al risveglio – lo stesso Kaun lo definisce “tema da caccia” – che all’inizio viene esposto con una serie di variazioni della durata di circa due minuti; in questa sezione, la modulazione tonale che porta allo scioglimento e all’allontanamento è chiaramente in primo piano. Questa sezione di Hiawatha fu concepita in modo tale da corrispondere soprattutto al decimo canto (“Il corteggiamento di Hiawatha”) e al ventiduesimo canto (“La partenza di Hiawatha”) del poema di Longfellow, corrispondente con la fine del racconto epico, ma anche la caccia e la scoperta della preistoria di Menehaha. In questo modo – a differenza del primo pezzo Minehaha – l’opera si espande molto, fino a delineare un ritratto a tutto tondo del personaggio principale (in una maniera che ricorda molto lo spirito della Faust Symphonie di Franz Liszt, opera che – detto per inciso – viene citata da Kaun nella sua autobiografia, dove i personaggi principali della tragedia di Goethe vengono caratterizzati in una chiave soprattutto musicale). Questo offrì a Kaun più di una opportunità di opere con diversi blocchi tematici secondo il modello della forma-sonata: di conseguenza dopo il movimento principale ispirato alla caccia, l’opera prosegue in maniera molto vicina alle logiche classiche in un movimento di dimensioni più ridotte caratterizzato da una serie di figurazioni tenere e giocose. Lo sviluppo che fonde i due blocchi motivici sfocia poi in passaggi dai toni ora idilliaci e ora più combattivi (in questo caso, Kaun cita ancora una volta Gesang 20). Il motivo venatorio come raffigurazione musicale del personaggio principali riacquista un ruolo dominante, confinando ancora una volta in secondo piano il tema lirico. Una volta soddisfatte le linee proprie della forma-sonata, dopo circa nove minuti l’atmosfera cambia radicalmente, dando vita a una imponente marcia funebre, che prende il posto della coda ed espone un nuovo tema intriso di un irresistibile fascino, che Kaun sottopone a una completa metamorfosi tematica e strumentale, secondo tutti i crismi dell’arte. All’aspetto programmatico, secondo il quale alla fine Hiawatha profetizza ai suoi fratelli l’arrivo di stranieri nel loro paese, il compositore aggiunge nella partitura l’indicazione di aver utilizzato in questo punto «l’unico motivo indiano», un «canto [...] in onore del dio della guerra (il tuono)» tratto da un’antologia di musica indiana di Alice Fletcher pubblicata nella città di Omaha. In ogni caso, va detto che in alcuni altri punti della sua autobiografia, Kaun si rivela alquanto critico su questo aspetto: «Nel mio poema sinfonico Hiawatha ho utilizzato una melodia indiana, che corrisponde ai modi ecclesiastici. In genere, i canti indiani riportati sui libri derivano la loro esistenza solo dalla fantasia dei loro autori. Le urla, i selvaggi deliri e gli ululati sanguinari dei pellerossa, che aumentano fino alla frenesia e sono accompagnati da salti grotteschi, non si possono assolutamente definire “canti”, ma nello scenario naturale della giungla, suscitano un’impressione profonda e molto inquietante, che non si dimentica facilmente». Di conseguenza, Kaun mette in serio dubbio la possibilità di tradurre l’autentica musica indiana secondo i canoni della musica accademica europea e critica la trasformazione culturale dei “popoli primitivi” in “indiani e neri da salotto” ancora senza riflessione e completamente invischiati nel discorso colonialista dell’epoca. Nell’opera di Kaun e probabilmente nella rivisitazione modificata secondo il sistema tonale europeo di Alice Fletcher (oltre che – ovviamente – nella celeberrima Sinfonia in mi minore “Dal Nuovo Mondo” di Antonín Dvorák), la più che dubbia origine di queste melodie indiane oggi può essere accertata solo a prezzo di molti sforzi, anche per via dell’influenza dello stile tradizionale europeo; in una maniera quasi involontariamente ironica, Kaun porta l’eroizzazione estetica della figura di Hiawatha attraverso la wagneriana Marcia funebre di Sigfrido, come se volesse rappresentare il crepuscolo culturale degli dèi di una “nazione indiana” del tutto fittizia sotto l’aspetto musicale. Fatto molto significativo, questo lavoro attrasse nel medio periodo meno interesse dei poemi sinfonici di Hiawatha, che alle orecchie del pubblico tedesco apparvero esotici (e quindi più attraenti) e che erano già stati eseguiti nel 1901 in una breve tournée, nel corso della quale lo stesso Kaun li diresse con i Berliner Philharmoniker alla Beethoven Saal di Berlino, e che negli anni seguenti furono ripresi in diverse città tedesche. Con la Seconda Sinfonia del 1908, Kaun si era affermato come compositore a tal punto che questo nuovo lavoro fu eseguito nel 1910 da Arthur Nikisch con l’Orchestra del Gewandhaus di Lipsia subito dopo la sua prima esecuzione e poi due volte a Chicago da Frederick Stock, oltre che in molte altre città tedesche - tra cui ancora da Nikisch a Berlino e ad Amburgo e da Felix Weingartner a Vienna (nel 1913 venne presentato anche a Tsingtao in Cina dalla banda di un battaglione navale tedesco). Kaun compose la sua Terza Sinfonia in mi minore op. 96 nel 1913, in un periodo in cui era di nuovo nella necessità di aumentare le sue entrate tramite l’insegnamento. I proventi che derivavano dai concerti non erano infatti sufficienti a garantirgli un’esistenza dignitosa e – nonostante la sua ammissione alla Accademia Reale delle Arti – Kaun riuscì a ottenere un posto dalla retribuzione adeguata solo nel 1922, anno in cui ottenne una cattedra al Conservatorio Klindworth-Scharwenka di Berlino. Kaun dedicò la sua Terza Sinfonia al direttore Robert Laugs, che la tenne a battesimo l’11 novembre del 1914 nel Teatro di Corte di Kassel, dopo di che fu eseguita (come lo stesso Kaun annota con orgoglio nella sua autobiografia) «in più di trenta città sotto la bacchetta del nostro autorevole direttore [ossia Laugs]», oltre che al concerto inaugurale tenuto da Wilhelm Furtwängler nel 1920 alla Staatsoper unter den Linden di Berlino. Da parte sua, Hans Pfitzner, con il quale Kaun si sentiva profondamente legato sotto l’aspetto artistico – e probabilmente anche sotto quello ideologico – sin dai tempi del Tonkünstlerfest del 1906, diresse la Terza Sinfonia a Strasburgo nei primi mesi della prima guerra mondiale, un fatto che – secondo quanto affermato dallo stesso Kaun – avrebbe impedito all’autore di raggiungere in tempo l’Alsazia per presenziare al concerto. La prima guerra mondiale determinò anche l’esodo da Berlino di un gran numero degli studenti di composizione stranieri – soprattutto americani – di Kaun, che avevano raggiunto la capitale del Reich come professori al Conservatorio del Wisconsin grazie alla reputazione di Kaun. Come si può leggere nella sua autobiografia, Kaun reagì con orrore all’improvvisa rottura dei rapporti diplomatici tra la Germania e gli Stati Uniti. La partitura della Terza Sinfonia venne stampata nel 1914 dalla casa editrice J.H. Zimmermann di Lipsia.

Rundfunk-Sinfonieorchester Berlin (RSB), Jonathan Stockhammer, direttore

Hugo Kaun (1863-1932)

Minnehaha op. 43 n. 1, poema sinfonico

Hiawatha op. 43 n. 2, poema sinfonico

Sinfonia n. 3 in mi minore op. 96

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