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MILES DAVIS: Agartha

Esecutore: Miles Davis, tromba, organo; Sonny Fortune, flauto, sax soprano; Pete Cosey, chitarra elettrica, sintetizzatore, percussioni; Reggie Lucas, chitarra elettrica; Michael Henderson, basso elettrico; Al Foster, batteria; Mtume, conga, percussioni, water drum, rhythm box

Autore: Miles Davis

Numero dischi: 2

Barcode:

LP
Jazz
2025
MFSL2-567
2025-10-01
77,00 €
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Doppio LP da 180 grammi a 33 giri

Il mitico Agharta di Miles Davis con qualità audiophile

Rimasterizzazione effettuata a partire dai nastri analogici originali

Edizione a tiratura limitata

Stampa effettuata su vinile da 180 grammi presso la Fidelity Record Pressings

Una riedizione del celebre album di Miles Davis del 1975, nella quale l’altissima qualità sonora eguaglia la bellezza della musica

 

Capolavoro del periodo elettrico di Miles Davis, Agharta regna come una palla di fuoco funk-rock, una cometa ardente che sprigiona energia e vitalità, un eroe impavido che vive di avventura e libertà, un Godzilla a sette teste che calpesta spietatamente la città giapponese di Osaka. Registrato il 1° febbraio del 1975 all’Osaka Festival Hall durante il primo di due concerti, questo doppio album offre un’incredibile quantità di sorprese e novità, oltre a un ensemble collaudato dal vivo la cui chimica e abilità eguagliano quelle di qualsiasi altra celebre band di Davis. Se la vera misura del jazz è la capacità di adattarsi al momento e sfidare la percezione, Agharta può essere tranquillamente ritenuto un album perfetto.

Rimasterizzata a partire dai nastri analogici originali, stampata pressa la Fidelity Record Pressing in California e presentata in una copertina gatefold tip-on realizzata dalla Stoughton Printing, questa imperdibile riedizione su doppio LP da 180 grammi a 33 giri in edizione limitata e numerata della Mobile Fidelity di questo leggendario album live presenta per la prima volta un suono di qualità audiophile. Offrendo un maggiore grado di separazione, risoluzione dei dettagli e ricchezza timbrica rispetto alle compresse edizioni in CD e una maggiore chiarezza, apertura e impatto rispetto alle vecchie copie in vinile, questa versione del disco del 1975 contribuisce a portare il palco del concerto a casa vostra. Assicuratevi solo che il vostro giradischi e i vostri altoparlanti siano all'altezza delle esplosive performance di Davis e della sua band e in grado di produrre i decibel che richiedono.

Ricca di colori vivaci, sfumature cangianti e ritmi molto coinvolgenti, questa riedizione della Mobile Fidelity cattura il flusso, l’ampiezza e l’atmosfera della musica, con un realismo che farete davvero fatica a immaginare senza prima aver ascoltato. Sebbene la band onori la scioltezza e la libertà del suo leader con un fervore quasi religioso, la specificità e la scala rese da questa rimasterizzazione consentono di individuare i metodi dietro la presunta follia che altrimenti sarebbero più difficili da discernere. Questa intuizione si estende ai cambiamenti sottili nel volume, negli armonici e nel fraseggio. Per molti versi, è possibile ascoltare la musica come faceva lo stesso Davis quella sera di inizio febbraio, mentre aiutava a coordinare la direzione generale e decideva se suonare la sua tromba con wah-wah o passare all’organo.

Va detto che con ogni probabilità Agharta non sarebbe mai stato realizzato senza le brillanti iniziative imprenditoriali di Davis all’estero e, in particolare, nel Paese del Sol Levante. Dopo aver affrontato per anni una forte opposizione nella sua terra natale per le sue scelte di sperimentare e superare tutti i confini generalmente accettati, Miles Davis fu accolto a braccia aperte in Giappone. Il concerto documentato in Agharta – così come lo spettacolo tenuto lo stesso giorno, immortalato nell’altrettanto emozionante Pangea – è il risultato di una tournée di tre settimane che registrò regolarmente il tutto esaurito e che avrebbe segnato le ultime apparizioni pubbliche di Davis per anni, in quanto poco dopo si ritirò in una sorta di pensione anticipata, per curare le ferite causate da un periodo di produzione instancabile e incessante.

Nonostante tutti i meriti della band in Agharta – e ce ne sono molti, dato che l’organico composto dal sassofonista Sonny Fortune, dal contrabbassista Michael Henderson, dal batterista Al Foster, dal percussionista James Mtume e dai chitarristi Reggie Lucas e Pete Cosey sembra decollare verso lo spazio e viaggiare alla volta di galassie lontane nel corso di questo disco modificato solo in minimi dettagli – lo stile esecutivo di Davis rimane spesso trascurato. Come hanno osservato i critici Richard Cook e Brian Morton, «è spesso incredibilmente sottile, creando flussi e riflussi in una linea armonicamente statica, che gli permette di costruire straordinarie variazioni melismatiche su ogni singola nota». Miles attacca sempre con grande risolutezza, deciso a dimostrare che i suoi detrattori avevano torto marcio e fermamente determinato a tracciare una nuova strada da percorrere. Al diavolo le convenzioni e gli scettici!

Dirompente e scatenato, oscuro e discordante, astratto e fuori controllo, radicale e intenso, aggressivo e sensibile, bizzarramente attraente e ipnoticamente eccentrico: Agharta sfugge a qualsiasi etichetta e non può essere inserito in categorie consolidate come il rock, il jazz, il punk, l’ambient, la prog, l’avanguardia o altro. Percorso da groove profondi, riff di insostenibile energia, assoli di incontenibile fantasia e improvvisazioni libere, questo album è attraversato da uno slancio cosmico che si presenta come l’equivalente di un dipinto divisionista composto da milioni di punti, trattini e tocchi che catturano l’attenzione in modo così intenso da spingere l’ascoltatore a riconsiderare le idee più e più volte.

Sempre un passo avanti a tutti gli altri, Miles Davis sapeva perfettamente cosa stava facendo anche quando Agharta debuttò in Giappone prima di arrivare sul mercato statunitense. Sebbene “Maiysha” e “Theme from Jack Johnson” siano identificati nel programma, questo album contiene una serie di riferimenti non accreditati ad altre opere di Davis, tra cui un cenno a “So What”. La decisione di aggirare le etichette non fa che aumentare l’arte della rivelazione, la rara magia nera di cui Agharta è un vero capolavoro.

Miles Davis, tromba e organo; Sonny Fortune, flauto e sax soprano; Pete Cosey, chitarra elettrica, sintetizzatore e percussioni; Reggie Lucas, chitarra elettrica; Michael Henderson, basso elettrico; Al Foster, batteria; Mtume, conga, percussioni, water drum e rhythm box

Lato A

Prelude (Part I)

Lato B

Prelude (Part II)

Maiysha

Lato C

Interlude

Lato D

Theme from Jack Johnson

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