

Esecutore: Men At Work
Autore: Men At Work
Numero dischi: 1
Barcode: 0821797100243
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Pur arrivando dal basso, nel 1983 scalarono le vette delle hit-parade come non aveva fatto nessun’altra band prima di loro con il loro album d’esordio, che si mise in grandissima evidenza mantenendo la prima posizione della Top 100 di Billboard per la bellezza di 15 settimane consecutive. Questa band era i Men at Work, una eccentrica formazione guidata da un vocalist scozzese dotato di uno spiccato senso dell’umorismo e da un inconfondibile stile vocale che consentirono al quintetto di diventare una delle band più acclamate del panorama della new wave degli anni Ottanta. Tutto ebbe inizio con Business as Usual. Rimasterizzato con il celebre impianto della Mobile Fidelity e stampato su vinile da 150 grammi presso la RTI, questo disco offre la possibilità di scoprire un’incredibile quantità di dettagli sonori che nelle versioni precedenti passavano quasi inosservati. Per la prima volta i ritmi coinvolgenti, le chitarre vibranti, il timbro sonoro del sax e l’incedere travolgente dei Men at Work appaiono finalmente riprodotti in maniera fedele, senza le interferenze di mix congestionati e una prospettiva sonora piatta. Per la prima volta possiamo finalmente apprezzare un’ampiezza e un palcoscenico sonoro credibili, con una palpabile escursione dinamica e una eccellente separazione tra i diversi strumenti. Più di ogni altra cosa, oggi questo disco appare molto più divertente di quanto non sia mai stato. Basato su due brani che conobbero una grande fortuna, “Who Can It Be Now?” e “Down Under”, entrambi trasmessi in continuazione dalle radio dell’epoca, Business as Usual determinò un deciso cambio della guardia nel panorama della musica new wave. Con la splendida prestazione vocale di Colin Hay, che rivela una vaga somiglianza con lo stile di Sting, e con i suoi compagni che sfoderano una inesauribile serie di spunti pop e rock, di groove danzanti e di brillanti improvvisazioni, questo disco si spinge al di là di ogni limite e lascia intravedere una profondità creativa che interessa tutti i brani in programma. Date queste premesse, nessuno può stupirsi del fatto che poco dopo l’uscita di Business as Usual i Men at Work abbiano cominciato a rivaleggiare con i Clash.
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