MENDELSSOHN IN BIRMINGHAN - Vol.2

Edward Gardner e la City of Birmingham Symphony Orchestra presentano il secondo volume della serie Mendelssohn in Birmingham, comprendente tre opere molto note come la Prima Sinfonia, la Terza Sinfonia Scozzese e l’Ouverture Ruy Blas. Il primo volume è stato salutato con unanime entusiasmo dalla stampa specializzata di tutto il mondo, con il critico dell’International Record Review che ne ha lodato «i toni molto coinvolgenti e la precisione dell’esecuzione», mentre il Sunday Times lo ha scelto come Disco del Mese. Tra i capolavori della prima fase creativa di questo fanciullo prodigio di eccezionale talento spiccano le tredici sinfonie per archi, che vennero scritte per un utilizzo privato come “esercizi di composizione”. All’età di 15 anni Mendelssohn pose di nuovo mano all’ultimo di questi lavori, rese più ampio l’organico e lo fece pubblicare come Sinfonia n. 1, primo lavoro sinfonico della sua maturità. Come si può notare facilmente in questo disco, quest’opera vigorosa e piena di vitalità giovanile rivela evidenti influssi degli stili di Mozart, Beethoven e Weber, che però Mendelssohn seppe rielaborare in maniera estremamente creativa. Sebbene sia conosciuta come terza delle cinque sinfonie “ufficiali” di Mendelssohn, la Sinfonia Scozzese fu l’ultimo lavoro sinfonico scritto dal grande compositore tedesco. Quest’opera venne ispirata a Mendelssohn da una visita a Edimburgo compiuta nel 1829. Mendelssohn scrisse di getto la meravigliosa melodia che apre e chiude questa sinfonia, ma l’opera fu portata a termine solo nel 1842, più di dieci anni più tardi. Al contrario, non ci fu bisogno di molto tempo perché venisse completata l’ouverture basata sulla tragedia di Victor Hugo Ruy Blas, che fu commissionata a Mendelssohn con un anticipo di appena tre giorni sulla data della prima rappresentazione. Per la verità, Mendelssohn si mostrò piuttosto restio di fronte all’argomento del dramma di Hugo e – sebbene l’inizio sia pervaso da un’atmosfera prevedibilmente cupa – il resto dell’ouverture si allontana in maniera evidente dalla forma e dai contenuti del lavoro teatrale, concludendosi con toni brillanti, che si pongono in netto contrasto con l’assassinio e il suicidio del protagonista del drammaturgo francese.