LEHAR: Das Furstenkind

Gli intenditori considerano Das Fürstenkind (Il figlio del principe) una delle gemme più preziose della produzione di Franz Lehár, un giudizio peraltro condiviso dallo stesso compositore, che ritenne sempre questo lavoro incentrato su una storia di ladri rappresentata per la prima volta nel 1909 una delle sue opere migliori. Per la verità, va detto che il figlio prediletto di Lehár si rivelò anche molto problematico, visto che – nonostante tutti gli sforzi – non riuscì mai a ottenere il successo sperato. Secondo alcuni, il motivo principale di questo scarso esito sarebbe rappresentato dal fatto che Das Fürstenkind – più di qualunque altro lavoro teatrale di Lehár – fece tutto il possibile per superare le barriere che nei primi anni del XX secolo separavano il melodramma dal’operetta. In precedenza, Lehár non aveva mai scritto nulla nello stile elevato dei grandi operisti suoi contemporanei. Questo fatto non sfuggì ai critici dell’epoca, come si può notare da questa recensione: « Lehár ha saputo tratteggiare le atmosfere con grande naturalezza, ha tradotto i paesaggi in musica e nel Finale non ha mancato di aggiungere gli elementi più caratteristici di un’operetta, vale a dire una serie di danze ricche di ritmo e di melodia che chiudono nel migliore dei modi la vicenda. Il compositore ha anche dimostrato una notevole padronanza nella tecnica dei Leitmotiv del dramma musicale». Inoltre con l’aria «Schweig, zagendes Herz» (Datti pace, mio timido cuore) – anche conosciuta con il nome Resignation – Lehár scrisse quella che molti addetti ai lavori considerano la sua melodia più nobile e commovente. Un nuovo e imperdibile titolo realizzato da un eccellente cast di cantanti e dalla Münchner Rundfunkorchester diretta da Ulf Schirmer che va ad arricchire il già vasto catalogo di rare operette della CPO. �Yt �$ �$ capolavori brahmsiani! La Sonata – che sotto l’aspetto contenutistico potrebbe essere definita un grandioso affresco drammatico del miglior Tardo Romanticismo europeo – si chiude con una monumentale tripla fuga nella quale è possibile ravvisare l’ombra di Johann Sebastian Bach. Il programma è completato dalle Capriolen op. 32, tra i pochi brani pianistici composti nell’ultima fase della carriera di d’Albert. Questi brani sono caratterizzati da una scrittura per la maggior parte leggera e tratteggiano le fattezze di un compositore quasi irriconoscibile se paragonato al virtuoso che con i suoi fiammeggianti concerti aveva sedotto i pubblici di tutta l’Europa, con una serie di elementi che ricordano da vicino lo stile di Claude Debussy tra cui passaggi atonali e una sorprendente evocazione jazz. Con ogni probabilità, la sorpresa più clamorosa di questo disco è costituita dall’arrangiamento di Dixie, battezzato con il nome quanto meno bizzarro di Missie-Massa. «Un vero trionfo sotto tutti i punti di vista. Una nuova importante addizione alla discografia pianistica da parte della sempre più ambiziosa Hyperion» (Classic CD) «Piers Lane ha superato se stesso e la qualità sonora è davvero apprezzabile» (BBC Music Magazine) «Un recital veramente superbo […] Non si può che rimanere stupiti dal fatto che opere di questo livello siano state dimenticate per così tanto tempo. Nessun aggettivo è eccessivo per lodare adeguatamente Piers Lane, la cui interpretazione è pervasa da una superba intelligenza musicale, una rara sensibilità e una scintillante brillantezza» (Gramophone) «Un’antologia di opere molto affascinanti. Sarei davvero stupito se nel 19998 venisse prodotto un disco pianistico più bello. Da non perdere!» (Musical Opinion) CRITICS’S CHOICE (Gramophone).