MEYERBEER: Vasco de Gama

Il 29 novembre del 1863 Giacomo Meyerbeer scrisse nel suo diario: «Ho lavorato sette ore: l’ultima scena con Selica è stata strumentata e riveduta e con questo la partitura del Vasco è finalmente completata. Possa Dio benedire quest’opera e garantirle un successo grande e duraturo». Meyerbeer intitolò l’opera che portò a termine quattro mesi prima di morire Vasco da Gama ma – nonostante la sua decisione – questo capolavoro è oggi universalmente conosciuto con il titolo di L’Africaine. Che cosa è successo nel frattempo? Meyerbeer aveva iniziato a lavorare a quest’opera nel 1837, quando era stato scelto come titolo L’Africaine. Il libretto di Eugène Scribe narrava la triste storia di una principessa africana che si innamora di un ufficiale della marina portoghese. Tuttavia, dopo l’iniziale entusiasmo, Meyerbeer iniziò a nutrire dubbi sempre maggiori sul soggetto. Questa indecisione si concretizzò in anni di continue revisioni e ripensamenti. Meyerbeer riprese in mano L’Africaine solo nel 1849, dopo aver portato a termine Le Prophète. Nel corso di quegli anni l’ufficiale portoghese aveva assunto l’identità del celebre esploratore portoghese Vasco da Gama. Dal momento che questi aveva scoperto la via che consentiva di raggiungere la favolosa India, la vicenda fu trasportata dall’Africa nel subcontinente, un fatto che spinse il compositore a mutare il titolo dell’opera in Vasco da Gama. Purtroppo, Meyerbeer morì prima che avessero inizio le prove della prima rappresentazione. Qualche tempo dopo, il musicologo Joseph de Fétis riprese il manoscritto lasciato da Meyerbeer, compì alcune maldestre modifiche ed effettuò ampi tagli. Fétis era dell’opinione che l’opera dovesse essere presentata al mondo della musica con il titolo originario di L’Africaine, una convinzione che lo spinse ad ambientare in Africa anche la scena in cui viene venerato Brahma (!). Questa registrazione in studio basata sull’edizione critica di Jürgen Schläder vede protagonisti un eccellente cast di cantanti e il coro e l’orchestra del Teatro di Chemnitz diretti da Frank Beermann e ci permette per la prima volta di farci un’idea delle autentiche intenzioni di Meyerbeer.