ART BLAKEY & THE NEW JAZZ MEN: Live in Paris '65
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Vai al prodottoEsecutore: Miles Davis
Autore: Miles Davis
Numero dischi: 2
Barcode: 0821797243919
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Listen to This (Ascoltate questo). Riecheggiando il titolo originale di Bitches Brew, questo invito continua a risuonare ancora oggi per fare scoprire al grande pubblico un disco che ha infranto tutte le convenzioni, cambiato il corso della storia della musica e – a distanza di oltre quarant’anni dalla sua prima uscita – appare sempre innovativo come negli anni Settanta. Considerato una sorta di Monte Rushmore del jazz fusion, Bitches Brew rientra di diritto nei primi cento posti di tutte le classifiche degli album più venduti di sempre. Realizzato con colori vibranti, spunti voodoo e atmosfere eteree, questo capolavoro uscito nel 1970 continua a risplendere sia per i contenuti sia per sentimenti che continuano a trovare pochi, pochissimi rivali. Davis registrò Bitches Brew collocando i musicisti in semicerchio, in modo da poter dare loro indicazioni di tempo, le entrate di ogni strumento e consigli di vario genere. Queste improvvisazioni e il suono d’insieme produssero una straordinaria varietà di melodie e di groove, che in seguito vennero messi ordinatamente insieme dal producer Ted Macero. Nella versione definitiva del disco queste creazioni presero forma con un incredibile realismo. Ogni brano parte da sfondi di un nero assoluto per disegnare figure astratte sul modello di quelle di Axis, Bold as Love e Abraxas. Sovrapponendo i ritmi martellanti delle percussioni, improvvisazioni estemporanee e delicati spunti melodici, questo disco esplode in una verve dai tratti quasi impressionistici. Il fatto di poter contare secondo un suo preciso desiderio su una band comprendente alcuni dei musicisti migliori di quegli anni, Miles Davis poté concretizzare il suo obiettivo di mettere insieme per Bitches Brew «la più grande band rock di sempre». Uno degli aspetti centrali del suo progetto era quello di poter disporre di due (e talvolta addirittura di tre) batteristi e di due bassisti, una scelta tattica che gli avrebbe consentito di mettere per una volta la sezione ritmica in primo piano. Anche grazie alla copertina dallo stile decisamente futuristico, i brani di questo disco dominati dal ritmo implacabile delle percussioni si spingono verso universi remoti e territori del tutto inesplorati, ipnotizzando, stupendo e conducendo gli ascoltatori in una cavalcata a rotta di collo tra bizzarri elementi rock, funk e R&B. Sotto il profilo concettuale, Miles Davis definì Bitches Brew «un romanzo senza parole» e «un incredibile viaggio tra dolore, gioia, tristezza, odio, passione e amore». Le ampie sonorità psichedeliche fatte di echi distorti, riverbero liquido ed effetti speciali confermano questi ambiziosi contrasti di luci e ombre e di paura e speranza. In ogni caso, l’aspetto più ragguardevole di questo album di importanza epocale consiste soprattutto nella sua capacità di opporsi a interpretazioni definitive e di spingere sempre sia la critica sia il pubblico ad avanzare nuove chiavi di lettura per comprendere l’indelebile bellezza e il fascino duraturo di questo straordinario capolavoro di Miles Davis.
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