LEE MORGAN: Tomcat

La prima domanda che gli appassionati di jazz si pongono dopo aver ascoltato Tom Cat di Lee Morgan è: «Per quale motivo la Blue Note non ha pubblicato questo album subito dopo averlo realizzato?». Si tratta di una domanda più che legittima, visto che il grande trombettista – che all’epoca di questa registrazione aveva appena 26 anni – e la sua band di all-star comprendente Jackie McLean, Art Blakey, Curtis Fuller e McCoy Tyner erano considerati tra le stelle più fulgide del luminosissimo firmamento dell’hard bop della metà degli anni Sessanta. Anzi, a voler essere precisi, questo album è senza dubbio uno dei dischi più belli mai realizzati da Lee Morgan. Persino il proprietario della Blue Note Alfred Lion dimostrò un certo imbarazzo a spiegare per quale motivo un album di questo livello non fosse stato messo immediatamente sul mercato. A parziale giustificazione di questa altrimenti inspiegabile scelta commerciale, va detto che in quel periodo Morgan sfornava dischi a getto continuo per la Blue Note, al punto che diversi master di grande valore finirono per perdersi in polverosi scaffali perché la casa discografica americana cercava altri album di livello in grado di rivaleggiare con i grandi successi dei Sidewinter di Lee. Com’è come non è, nessuno è mai riuscito a spiegare in maniera davvero convincente questo arcano e Tom Cat rimase relegato negli archivi della Blue Note, vedendola declinare, rallentare la produzione e – nel 1981 – limitarsi a ristampare i più grandi successi del suo glorioso passato. Con Morgan scomparso da molto tempo (essendo stato assassinato nel 1972 da un’amante gelosa mentre si esibiva allo Slugs di New York), ascoltando questo disco si ha l’impressione di sentire il grande trombettista parlare dalla tomba, quasi volesse spiegare i segreti del jazz ai musicisti dell’ultima generazione. Non a caso per molti appassionati di jazz questa musica memorabile, innovativa e piena di sentimento è tra le più belle mai scritte da Lee Morgan.

Tracklist