NATE MORGAN: Journey into nigritia

Esecutore: Nate Morgan, piano; Dadisi Komolafe, sassofono; Jeff Littleton, contrabbasso; Fritz Wise, batteria

Autore: Nate Morgan

Numero dischi: 1

Barcode: 5060149623428

Pure Pleasure
LP
Jazz
2021
PPNS3257
2021-06-01
37,00 €
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LP da 180 grammi

Rimasterizzazione effettuata da Ray Staff presso l’Air Mastering di Lyndhurst Hall, Londra

«Nate Morgan è stato uno dei protagonisti più attivi del panorama jazz underground di Los Angeles e un autorevole membro del collettivo di artisti Union of God’s Musicians and Artists Ascension (UGMAA) fondato dal compianto grandissimo Horace Tapscott. Nel corso della sua carriera, Morgan si esibì molte volte al fianco di Tapscott e di altri artisti legati all’etichetta Nimbus West come Jesse Sharps, che lo presentò a Tapscott. In seguito Morgan suonò con artisti del calibro di Arthur Blythe, Gary Barts e Azar Lawrence, oltre ad alcune leggendarie icone del soul come Willie Hutch (con il quale realizzò la colonna sonora di Foxy Brown) e Rufus & Chaka Khan. Nel 2016 Morgan ha preso parte alla registrazione dell’album Flutes, Echoes, It’s All Happening di Carlos Niño e ha fatto parte della band soul jazz Build an Ark di Niño e del vocalist Dwight Trible (nella quale era anche presente Phil Ranelin, collaboratore fisso di Trible). Journey into Nigritia è stato il primo album da leader di Morgan, nonché il primo dei tre dischi che registrò per la Nimbus West. L’album presenta spiccati elementi spiritual dell’epoca post-Coltrane, con alcune melodie modali e diversi brillanti assoli del sassofonista Dadisi Komolafe. Morgan può anche contare sul contributo di una solida sezione ritmica, formata dal contrabbassista Jeff Littleton e dal batterista Fritz Wise» (recensione di T.J. Gordon). «All’alba della presidenza di Ronald Reagan il pianista jazz originario di Los Angeles Nate Morgan incide il suo primo disco per la Nimbus West. Journey into Nigritia delinea una fascinosa immagine di un artista influenzato dalle principali icone della sua epoca, ma sempre pronto a reinventare stili e modelli altrui. Sebbene potesse contare su una solida formazione jazz, che affondava le sue radici nella Pan African People’s Orchestra, negli anni Settanta Morgan trovò molto piacere nel suonare con le band pop più affermate dell’epoca, tra cui Rufus e Chaka Khan che avevano raggiunto l’apice del loro successo proprio in quegli anni. Al contrario, in Journey into Nigritia Morgan fece ritorno al jazz, con una eccellente band che poteva contare sull’apporto di artisti del calibro del contrabbassista Jeff Littleton, del batterista Fritz Wise e del sassofonista contralto Dadisi Komolafe. Il programma si apre con “Mrafu”, un brano che ricorda da vicino lo stile di Coltrane. Komolafe non perde occasione per mettere in mostra il suo grande talento e – mentre gli accordi modali evocano lo stile di Tyner – Morgan sfoggia qualche luminoso lampo di quella aerea eloquenza che costituisce la sua caratteristica più emblematica. Grazie agli aromi d’incenso di “Morning Prayer” di Alice Coltrane, Morgan può fare trionfare tutta la sua sincera devozione e la sua originalità espressiva. Adeguatamente complessa e sostenuta da struggenti accordi in minore, “Mother” vede il trio offrire un’interpretazione davvero memorabile, con le note gravi del contrabbasso di Littleton che si pongono in netto contrasto con le scintillanti sonorità dei piatti di Wise, mentre Morgan esprime dal profondo del suo cuore verità in grado di conquistare anche il pubblico più insensibile. Con il suo tema pervaso da una vaga solennità, “He Left Us a Song” riesce sempre a scatenare l’entusiasmo del pubblico, grazie a brillanti spunti di grande energia. L’inopinato “Study in C.T.” rende omaggio a Cecil Taylor e alle radici musicali di Morgan con una serie di sbrigliate improvvisazioni su temi molto accattivanti. Questo irresistibile brano vede Morgan sviluppare il proprio stile su un’ammiccante serie di accordi del contrabbasso. Se da un lato un’esperienza venticinquennale aveva esaltato il prodigioso talento espresso da Morgan in questo suo ambizioso album d’esordio, Journey into Nigritia rappresenta una validissima occasione per scoprire la sua evoluzione stilistica, aggiungendo nel contempo un altro titolo di inestimabile valore alla scarna discografia di uno degli artisti ingiustamente più sottorappresentati in disco del nostro tempo» (recensione di Rex Butters).

Nate Morgan, pianoforte; Dadisi Komolafe, sassofono; Jeff Littleton, contrabbasso; Fritz Wise, batteria

Lato A

Mrafu

Morning Prayer

Mother

Lato B

Journey into Nigritia

He Left Us A Song

Study in C.T.

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