DEXTER GORDON & DONALD BYRD: The Berlin Studio Session 1963 (Edizione limitata numerata - mono)

Esecutore: Donald Byrd, tromba; Dexter Gordon, sax tenore; Herb Geller, sax contralto; Ake Persson, trombone; Heinz Kitschenberg, chitarra; Jürgen Ehlers, contrabbasso; Joe Harris, batteria

Autore: Dexter Gordon & Donald Byrd

Numero dischi: 1

Barcode: 3770020964053

The Lost Recordings
Lp 45 Giri
Jazz
2023
TLRE2304049LP
2023-09-01
70,00 €
Tasse incluse
Quantità
 

Spedizione gratuita per ordini superiori a 95 €

 

Dischi al sicuro grazie ai nostri imballaggi

 

Spedizione in 1 giorno lavorativo

Nel 1963 il tenorsassofonista Dexter Gordon e il trombettista Donald Byrd era considerati due tra le stelle più splendenti dell’etichetta Blue Note, una prestigiosa vetrina e un fondamentale laboratorio sperimentale per tutti i musicisti che stavano segnando l’evoluzione (e in certi casi la rivoluzione) del piccolo mondo del jazz afroamericano che si stava sviluppando dalle radici dell’hard bop. Date queste premesse, non si può che rimanere sorpresi dal fatto che questi due grandi musicisti registrarono il loro primo disco insieme solo nell’autunno di quell’anno.

Dexter Gordin aveva iniziato a mettersi in grande evidenza già verso la metà degli anni Quaranta, sia per essere uno dei più grandi tenorsassofonisti in circolazione sia per aver realizzato una sintesi quasi perfetta tra i ritmi rilassati di Lester Young e la sensualità di Coleman Hawkins, alfiere dello stile bebop che stava iniziando ad affermarsi proprio in quegli anni (Young e Hawkins erano considerati tra i padri del repertorio jazz per sax tenore). In seguito, Gordon attraversò un durissimo purgatorio per liberarsi dalle sue numerose dipendenze, che minacciavano di cronicizzarsi, ma nell’autunno del 1963 riuscì a riprendersi pienamente e a dare inizio a una vera e propria rinascita creativa. Suonando con molti jazzisti della nuova generazione, Gordon aveva riacquistato tutto il suo entusiasmo, la sua ispirazione e il suo carisma.

Il talento di Donald Byrd fu rivelato nel 1955, quando sostituì Clifford Brown per esibirsi con i Jazz Messengers di Art Blakey. A partire da quel momento, Byrd divenne il trombettista più ambito da molti musicisti di primissimo piano, tra cui John Coltrane, Sonny Rollins, Thelonious Monk e Jackie McLean. Byrd fu considerato uno dei più talentuosi tra i giovani trombettisti della sua generazione, oltre che un compositore molto originale. Attingendo al suo microcosmo creativo con una sottile vena di modernità, Byrd si sforzò di rinnovare il linguaggio dell’hard bop, utilizzando modalità e audaci esperimenti orchestrali.

Nonostante i dieci anni che li separavano e a dispetto di tutte le loro differenze di esperienze, grinta e motivazioni, Gordon e Byrd si trovarono subito a meraviglia, eseguendo brani saldamente ancorati alla tradizione più genuina. Per questi motivi, non esisteva al mondo alcun motivo valido per cui non avessero ancora effettuato una registrazione insieme.

La breve sessione di registrazione effettuata a Berlino il 14 novembre del 1963 colmò questa bizzarra lacuna, grazie all’iniziativa di Herb Geller, un arrangiatore e virtuoso di sax contralto americano, che si era stabilito a Berlino diversi mesi prima e che era da poco entrato a fare parte della RIAS Big Band, la formazione supportata dall’emittente radiofonica attiva nel settore americano della capitale tedesca. Geller godeva di una notevole fama nella locale comunità jazz, anche grazie alla fluidità e al lirismo del suo sassofono e a uno stile molto originale, che si poneva come una sorta di via di mezzo tra quelli di Benny Carter e di Charlie Parker. Geller suonava spesso anche con Chet Baker, Quincy Jones e Shorty Rogers e realizzò una serie di brillanti arrangiamenti per le grandi orchestre di Claude Thornhill e di Billy May. Inoltre, Geller era uno degli esponenti più stimati del jazz della West Coast, al punto che non sarebbe affatto esagerato affermare che questa sessione di registrazione preparata con estrema cura fin nei minimi dettagli portava l’impronta della sua visione estetica.

Con Herb Geller nel ruolo di leader, i due special guest suonarono con un settetto caratterizzato da un azzeccato mix di musicisti americani di grande esperienza, come il batterista Joe Harris, alcuni giovani solisti europei di smisurato talento, come il trombonista Ake Persson, che aveva già attirato su di sé l’attenzione di Quincy Jones e di Stan Getz ed era anche entrato a fare parte della RIAS Big Band.

Il leader ci mise di suo un’orchestrazione con i fiocchi, aggiungendo arrangiamenti di soave eleganza a un programma di brani molto variegati, che comprende gli standard “Fly Me to the Moon” e “Blue Orchid”, oltre alla sua “An Air for the Heir” e al tema originale “The Dexter Byrd”, rendendoli in questo modo la vetrina ideale per l’incontro tra il miglior temorsassofonista e il miglior trombettista dell’epoca.

Questa sessione di registrazione divenne così un evento indimenticabile. Ogni musicista fece sfoggio del suo talento improvvisativo, con il proprio stile e nel giusto contesto. Questo andò ben oltre quanto si sarebbe potuto immaginare, offrendo loro il piacere di conoscersi e apprezzarsi a vicenda. Oltre a questo, l’album ebbe un altro effetto molto piacevole, in quanto Gordon – evidentemente incantato dal modo di suonare del suo giovane collega – lo invitò qualche mese dopo a suonare nel loro unico disco condiviso per l’etichetta Blue Note: il frizzante One Flight Up.

Donald Byrd, tromba; Dexter Gordon, sax tenore; Herb Geller, sax contralto; Ake Persson, trombone; Heinz Kitschenberg, chitarra; Jürgen Ehlers, contrabbasso; Joe Harris, batteria

Lato A

An Air for the Heir

Blue Orchids

Lato B

Fly Me to the Moon

The Dexter Byrd

Potrebbe anche piacerti

16 altri prodotti nella stessa categoria:

I clienti che hanno acquistato questo prodotto hanno comprato anche:

arrow_upward