PHAROAH SANDERS: Journey To The One

Esecutore: Pharoah Sanders, sax tenore

Autore: Pharoah Sanders

Numero dischi: 2

Barcode: 5060149623152

Pure Pleasure
LP
Jazz
2020
PPTR108/109
2020-06-01
58,00 €
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Doppio LP da 180 grammi

Rimasterizzazione effettuata da Ray Staff presso l’Air Mastering di Lyndhurst Hall, Londra

A partire dal 1980, anno in cui venne pubblicato per la prima volta questo album, Pharoah Sanders era legato a filo doppio al suo sax tenore. Dopo la scomparsa di John Coltrane, i fruttuosi anni trascorsi da Sanders a suonare con questo prolifico genio del sax ebbero una inimitabile influenza sul suo sound e sull’esplorazione delle risorse espressive del suo strumento. Fin da “Greetings to Idris”, la struttura della musica segue rigorosamente la tradizione, ma lascia ampio spazio ai solisti di improvvisare all’interno di arrangiamenti curati e di straordinaria bellezza. “Greetings to Idris” si riferisce al celebre batterista Idris Muhammad, che si esibì regolarmente anche con la band di Coltrane nell’ultima fase della carriera del mitico tenorsassofonista. Naturalmente, Sanders appare sempre in primissimo piano come solista e il suo sassofono è sempre brillante, vigoroso e degno della massima attenzione. Sempre interessato agli strumenti tradizionali di altre culture (una caratteristica che divideva con il mitico Trane), Sanders inserì in questo disco il koto, uno strumento a corde dalle meravigliose sonorità di origine giapponese, che accompagna il suo intensissimo sax tenore, con wind chimes (campane a vento) e un harmonium, creando un’atmosfera meravigliosamente serena in “Kazuko (Peace Child)”, un brano che ha tutti i connotati di una canto meditativo. La maggior parte degli otto brani in programma sono stati scritti e arrangiati dallo stesso Sanders, che in questo modo sottolinea ulteriormente la propria leadership. Il programma comprende tra le altre cose una composizione originale di John Coltrane, “After the Rain”, che Sanders esegue con uno stile così vicino a quello di Coltrane, da rendere difficile anche agli esperti più smaliziati distinguere tra la versione originale e la bellissima rivisitazione di Sanders. Si tratta di un duetto dal sapore intensamente blues, che vede protagonisti solo il sassofono e il pianoforte e fa nascere il desiderio di ascoltarlo più e più volte, grazie soprattutto alla semplicità delle sue affascinanti melodie. Un’altra composizione di Coltrane è “Easy to Remember”, un brano pervaso da una delicata atmosfera swing, particolarmente indicato per essere eseguito con un quartetto classico (sassofono, pianoforte, contrabbasso e batteria), come quello che scelse Coltrane per registrare questo imperdibile standard. In questo disco Sanders inserì anche altri strumenti estranei alla tradizione del jazz, come la tabla e il sitar in “Soledad”, brano che prende vistosamente quota non appena Sanders aggiunge all’impasto sonoro il timbro caldo e pastoso del suo sassofono. In questo modo si viene a creare un brano semplicemente geniale, che fonde armoniosamente elementi delle tradizioni occidentale e orientale e sprigiona un’atmosfera di suprema serenità. In Journey to the One Sanders fluttua ecletticamente tra le morbide sonorità del suo magico sassofono e territori musicali pressoché inesplorati, che aveva iniziato a scoprire negli ultimi tempi della sua collaborazione con Coltrane. L’elemento più caratteristico di questo album è costituito dal fatto che Sanders è alla testa di una band molto numerosa, nella quale tutti hanno però le stesse possibilità di mettere in evidenza le proprie doti. La vivace “You’ve Got to Have Freedom” è uno dei brani in cui Sanders esegue una serie di assoli di notevole impatto, ma rimanendo sempre all’interno della band, come del resto fa anche Eddie Henderson con il suo flugelhorn, che evoca una bella atmosfera di casa, che gli ascoltatori americani dell’epoca devono avere apprezzato molto. Per tutta la durata di questo brano viene cantato in coro «Ya gotta have peace and love, ya gotta have freedom», con uno stile che ricorda da vicino quello dei Manhattan Transfer, ma con un approccio decisamente più soul. I vocalist sono grandi protagonisti anche in “Think About the One”, dove a distinguersi è il grande Bobby McFerrin. Questo album consente di apprezzare la complessa e multiforme personalità artistica di Pharoah Sanders, un artista che ha sempre cercato di esplorare la musica alla luce della sua spiccata sensibilità e di condividerla con il pubblico. In particolare, il brano che chiude questo disco, “Bedria” va dolcemente alla scoperta delle pressoché infinite risorse tecniche ed espressive del sax tenore. Questo brano della durata di ben dieci minuti rivela tutta la grazia di Sanders, un gigante gentile, che con il suo sax ha saputo creare veri e propri prodigi, drappeggiandoli con morbide onde ricche di un’incantevole armonia. In questo album Sanders si avvicina moltissimo alla perfezione, al punto che Journey to the One può essere considerato tra i dischi migliori che incise dopo aver lasciato la Impulse. Questo disco deve assolutamente figurare nella vostra collezione accanto ai capolavori più conosciuti di John Coltrane (Vine Voice).


Pharoah Sanders, sax tenore
Ray Drummond, contrabbasso
Eddie Henderson, flugelhorn
Yoko Ito Gates, koto
Carl Lockett, chitarra
Paul Arsianian, harmonium e wind chimes
James Pomerantz, harmonium (“Bedria”) e sitar
Phil Ford, tabla
Joe Bonner, pianoforte
John Hicks, pianoforte
Idris Muhammad, batteria

Lato A

Greetings To Idris

Doktor Pitt

Lato B

Kazuko (Peace Child)

After The Rain

Soledad             

Lato C

You’ve Got To Have Freedom

Yemenja

Easy To Remember

Lato D

Think About The One

Bedria

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