HUMBLE PIE: Smokin'

Esecutore: Humble Pie

Autore: Humble Pie

Numero dischi: 2

Barcode: 0753088168079

Lp 45 Giri
Pop/Rock
2025
ASLP168/45
2025-10-01
75,00 €
Tasse incluse
Quantità
 

Spedizione gratuita per ordini superiori a 95 €

 

Dischi al sicuro grazie ai nostri imballaggi

 

Spedizione in 1 giorno lavorativo

Doppio LP da 180 grammi a 45 giri

Torna la palpabile eccitazione dell’iconico Smokin’ degli Humble Pie

Rimasterizzazione effettuata da Kevin Gray

Stampa effettuata presso la Quality Record Pressings

 

Poco prima di registrare il grande classico dell’hard rock Smokin’, gli Humble Pie si esibirono nel più grande concerto degli Stati Uniti allo Shea Stadium, aprendo il Grand Funk Railroad. Quello fu un momento decisivo per la band britannica e, proprio mentre il concerto stava entrando nel vivo, iniziò a piovere. Suonare durante un temporale è una situazione rischiosa anche nelle migliori circostanze, ma nel 1971 significava mettere a repentaglio la propria vita. Il frontman Steve Marriott prese il microfono e annunciò drammaticamente che al gruppo non importava: «Sta piovendo a dirotto, ma non ce ne frega un c***o! Vi faremo scatenare per tutta la notte!».

«Il pubblico era letteralmente impazzito», ricorda il batterista Jerry Shirley. Persino Terry Knight, l’assai poco accomodante manager dei Grand Funk, rimase così colpito da concedere un paio di bis. La band riuscì a evitare di essere massacrata e l’America era ormai territorio degli Humble Pie.

Fortunatamente per il gruppo, il successivo album in studio che pubblicarono aveva lo stesso ardore rock, condito con profonde radici blues e soul a profusione. Quinto album in studio realizzato dagli Humble Pie, Smokin’ rese Steve Marriott una star per la seconda volta, regalò alla band la sua canzone più longeva, “30 Days in the Hole”, e li rese stelle di prima grandezza negli Stati Uniti.

Quello era anche il sound di una band in fase di transizione, sia dal punto di vista musicale sia da quello dei componenti. Quando gli Humble Pie si formarono nel 1969, tutti i membri potevano già contare su una certa notorietà: in particolare, Marriott aveva fatto parte degli Small Faces, il chitarrista e cantante Peter Frampton, fresco di esperienza con gli Herd, era noto sia per le sue capacità musicali sia per il suo bell’aspetto (la stampa britannica lo definì il “volto del 1968”). Il bassista Greg Ridley e il batterista Jerry Shirley provenivano invece dalle celebri band hard rock Spooky Tooth e Apostolic Intervention. Date queste premesse, nessuno può stupirsi del fatto che almeno in un primo tempo gli Humble Pie si configurarono come un supergruppo per così dire democratico, in quanto tutti i suoi membri scrivevano canzoni, tutti cantavano come solisti e il sound oscillava dall’heavy rock alla direzione acustica del loro secondo LP, Town & Country.

A un certo punto, si affidarono a un manager americano e a un impresario – Dee Anthony e Frank Barsalona – che spalancarono loro le porte del successo negli Stati Uniti, un successo che si basava soprattutto su uno stile più vicino all’hard rock e a una presenza sempre maggiore di Marriott. Queste scelte diedero risultati molto positivi fin dall’album live Rockin’ the Fillmore, che contiene tra le altre cose la loro celebre reinterpretazione del grande classico di Ray Charles “Don’t Need No Doctor”. Tuttavia, poco dopo l’uscita di questo album e immediatamente dopo lo show di Shea, Frampton decise di abbandonare la compagnia, rendendosi conto che le scelte artistiche della band non erano più in linea con le sue aspirazioni. Naturalmente, Frampton seppe suscitare l’entusiasmo sia del pubblico sia della critica con il suo doppio album dal vivo, la cui realizzazione richiese però parecchio tempo. In seguito Shirley dichiarò: «Frampton si rendeva perfettamente conto che la musica acustica avrebbe assunto un ruolo progressivamente sempre più marginale. Oggi sono sicura che non avrebbe alcuna remora a riconoscere che quando se ne andò e non ebbe più modo di aprire i nostri concerti finì per pensare: “Oh cielo, cosa ho fatto?».

Di fronte alle difficoltà, gli Humble Pie continuarono a lottare. Dopo che il primo giro di audizioni per un nuovo chitarrista non ebbe esito positivo, scrissero una serie di brani più impegnativi e presero in seria considerazione l’ipotesi di proseguire la loro carriera come trio. Entrò quindi in scena il chitarrista Dave “Clem” Clempson, che fu immediatamente assunto dopo che Marriott aveva notato un paio di assoli strepitosi in un album live dei Colosseum. Clempson non era un grande cantante né un grande chitarrista acustico, ma era un chitarrista blues dotato di una grande intensità espressiva.

Ma questa è un’altra storia. Nel frattempo, il quinto album degli Humble Pie continua a esercitare un’incredibile influenza, come si può facilmente notare ascoltando i dischi dei Black Crowes, dei Gov’t Mule e delle innumerevoli band che nel corso degli anni hanno tratto ispirazione da Smokin’. In altre parole, nonostante l’inesorabile trascorrere degli anni Smokin’ continua a essere un album di stretta attualità, che oggi viene riproposto dalla Analogue Productions in un’imperdibile riedizione audiophile rimasterizzata da Kevin Gray a partire da una copia da un pollice e mezzo del nastro originale e stampata dalla Quality Record Pressings su due vinili da 180 grammi a 45 giri dalle superfici piatte e incredibilmente silenziose.

Con questa riedizione potrete immergervi in un capolavoro del rock’n’roll che vi lascerà letteralmente senza fiato!

Humble Pie

Lato A

Hot ’N’ Nasty

The Fixer

You’re So Good To Me

 

Lato B

C’mon Everybody

Old Time Feelin’

Lato C

30 Days In The Hole

Road Runner / Road Runners ‘G’ Jam

Lato D

I Wonder

Sweet Peace And Time

16 altri prodotti nella stessa categoria:

arrow_upward